Girovagando tra le vie del centro storico, si rimane sempre affascinati dal grande palazzo situato in Largo Corte, da tutti conosciuto come casa del Barone.
Nel Medio Evo il centro storico di Isola era conosciuto come “Castello dell’Isola”. Questo sorgeva in una posizione strategica, alla confluenza dei fiumi Ruzzo e Mavone, nella parte più alta dello sperone di roccia (Largo Corte) su cui insisteva l’antico nucleo.
La posizione del “Castello” era dovuta all’importanza strategica della zona in questione in quanto fungeva da prima difesa del feudo dei Pagliara trovandosi all’incrocio di un’antica ramificazione della Via Cecilia e della strada che conduceva al castello dei suddetti signori; inoltre Isola si trova ai piedi di Vado di Corno, che in quel periodo era la più importante via di comunicazione tra il teramano e l’aquilano.
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Ben presto sorsero nuovi insediamenti, fino ad acquisire le sembianze di un vero e proprio borgo, dotato di difese naturali a cui si aggiunsero le mura ben visibili lungo il perimetro del centro storico.
Il palazzo Henrici – De Angelis, è il risultato di un’aggre gazione nel tempo di varie costruzioni che hanno determinato l’aspetto odierno. La struttura del Palazzo e la sua organizzazione è tale da svolgere al suo interno tutte le attività ritenute necessarie, infatti sono presenti stanze per la conservazione delle vivande (vino, olio, grano, ecc.), locali per l’accumulo di legna, le stalle ed i piani nobili con le zone di rappresentanza e di residenza.
Il Palazzo nel ‘600 era abitato dagli Uranij, la quale era sicuramente una famiglia importante, non solo nel panorama isolano, poichè risulta che Angelantonio Uranij dell’Isola era Cancelliere a Teramo nel 1558 e nel 1569 fu inviato a Napoli per sbrigare alcune pratiche riguardanti l’Università dell’Isola. Quindi già in questo periodo il Palazzo era in una situazione tale da poter ospitare una famiglia di così alto rango. Gli Unanij abitarono l’edificio fino al 1812 quando l’ultimo erede, Carlo, ne donò la proprietà ad Antonio Ottavini e Filippo Ciavarelli. Gli Ottavini avevano la loro principale residenza a Basciano e usufruirono poco della casa. Per evitare che andasse completamente in rovina nel 1836 decisero di affittarla e poi venderla ai signori De Angelis di Isola i quali la ricevettero in queste condizioni: “…essa casa è mancante di tutte le invetriate; 2º – abbia bisogno di riattamento nella più parte delle porte e finestre; 3º – che le porte delle camere terranee abbiano quasi tutte di essere interamente rinnovate, essendo consumate dalla vetustà 6º – che la più parte delle porte, specialmente nel piano superiore, sono mancanti di chiavi, di serrature e saliscendi; 7º – che le pitture di tutto il quarto superiore sieno così guaste e mal conce da doversi rinnovare essenzialmente, oltre di altri riattamenti che vi si dovessero fare…”.
Nel XIX secolo i De Angelis acquisirono il titolo di Baronia avendo Giovanni De Angelis (senza eredi) adottato il figlio della sorella Marietta andata in sposa al Barone Giovanni Henrici di Chieti. Il terremoto del 1950 apportò ulteriori danni all’edificio, provocando crolli in alcune strutture che comportarono la loro sostituzione con solai in ferro.
Vediamo adesso più in dettaglio la struttura del Palazzo: guardando attentamente la pianta la si può assimilare grossolanamente ad una “L” , con la facciata principale che sembra protendersi verso la via proveniente dalla porta del “Torrione”. La configurazione della casa rispecchia in pieno le esigenze dei Signori Medievali, cioè un rifugio chiuso e sicuro per difendersi dai nemici, che sa trasformarsi in una dimora accogliente in tempo di pace; inoltre la presenza di un doppio livello di logge sul lato nord-ovest, che si affaccia sul fiume, evidenziano il desiderio di porre in comunicazione l’interno con l’esterno.
La struttura esterna è costruita da pietre grezze e da mattoni frammentari ( avanzi della fornace o rifiuto delle mura di mattoni) uniti da malta di calce e sabbia. La facciata che si affaccia in Largo Corte è coperto da un intonaco, diviso in tre livelli : le cantine (adibite a frantoio), e i due piani della casa dove si articolano ritmicamente finestre rettangolari con mostre in pietra al primo livello. Un portale con arco a tutto sesto contornato da una semplice mostra in pietra è sormontato da uno splendido balcone in ferro battuto guarnito al centro da uno stemma. Al primo piano sono presenti dei ferri, residui dell’attività lamiera, costituiti da una asta fissata orizzontalmente sul muro, all’estremità di questi ferri vi sono presenti degli anelli aperti che, probabilmente, andavano ad inserirsi delle aste costituite da pannilani che nella civiltà isolana del ‘400 la lavorazione era molto fiorente. Sono rimaste alcune tracce di una meridiana che come si sa serviva a misurare l’ora.
La struttura interna è molto complessa. Nel livello più basso vi sono le cantine e delle stanze dove erano posti i combustibili, il tutto illuminato e ventilato da piccole finestre rettangolari guarnite da grate di ferro, il livello immediatamente superiore era destinata ai granai, fondaci e dispense collegate granai, fondaci e dispense collegate al piano abitato tramite una scaletta interna muraria di modeste dimensioni e collegato con l’esterno tramite una porta che si affaccia sulla piazza. Inoltre sono presenti dei locali destinati a stalle e frantoio con due accessi : una dalla Piazza e l’altra dalla rampa della “Rua Acquaria”( l’attuale via del Campetto).
L’abitazione vera e propria, si trova nel livello superiore, suddiviso in due piani. Al primo piano si può osservare l’elegante salone principale, punto nodale della casa, costituito da una copertura con sei campate di volta a vela, ornate da preziosi e semplici dipinti ai lati delle volte che le rendono auliche e dal massiccio e imponente cammino che presenta scolpito il monogramma bernardiniano e, ancor più sopra, dipinto lo stemma degli Herniri-De Angelis. Nel salone, come in tutta la casa, è presente un pavimento in cotto rosso che si contrasta dal nitido candore della pietra e delle volte. Dal salone si accede: alle stanze domestiche (soggiorno e cucina), alla cappella privata e ad una scala in muratura che porta al secondo piano dove si evidenziano gli stessi elementi architettonici. Il piano è costituito da una serie di stanze comunicanti tra loro, da un salone con volte decorate da dipinti. Proprio in questa stanza è ubicata una piccola scala, realizzata in parte in muratura e in parte in legno, per mezzo della quale si accede alla soffitta e ad una piccola torretta.
Si ringrazia Angelo Tarea per averci messo a disposizione la sua tesi