Le scuole riaprono ma lo scuolabus non passa

Messaggio Facebook Amministrazione ComunaleTredici professori, quattro bidelli e solo tre alunni. Sono i numeri a raccontare nel modo più esaustivo il rientro a scuola degli studenti di Isola del Gran Sasso dopo due giorni di stop a causa del maltempo. E i numeri si riferiscono, nello specifico, ai presenti, ieri mattina, all’interno delle scuole medie che, a causa del sisma, vedono lo svolgimento delle lezioni a Colledara.

Questo perché, l’amministrazione comunale isolana, nella serata di martedì, ha deciso di riavviare l’attività didattica per il giorno successivo senza però garantire il servizio di trasporto scolastico. Giustificando questa ultima decisione con la presenza, pericolosa, di ghiaccio sulle strade del borgo montano. Una decisione che ha messo in forte difficoltà decine di famiglie, soprattutto i genitori dei ragazzi che frequentano le scuole medie che, essendo ospitate a Colledara a causa dell’inagibilità dell’istituto isolano, contano proprio sul servizio scuolabus per permettere ai figli di andare a seguire le lezioni.

Il pulmino di Colledara arrivato a Cesa di Francia

Così, ieri mattina, sono stati appena tre gli alunni che si sono presentati in aula, su un totale di 180. Per capirsi meglio, ognuno di loro poteva contare sul quattro professori. Un numero record, se non fosse dovuto al disservizio che tanto ha fatto discutere tra i cittadini. A corollario della vicenda il curioso caso che ha riguardato alcuni piccoli studenti di Cesa di Francia, frazione di Isola, che dallo scorso anno sono iscritti alle medie di Colledara. Loro sono andati a scuola con lo scuolabus, quello del Comune di Colledara che li è andati a prendere senza problemi, percorrendo le stesse strade ritenute troppo pericolose dall’amministrazione comunale isolana.

 

LE MAMME. Le polemiche sono state sollevate anche dai genitori dei piccoli che frequentano asili ed elementari. Persone che si sono trovate ad affrontare una situazione di emergenza (soprattutto chi va a lavoro) e che criticano l’amministrazione comunale per una decisione ritenuta incomprensibile. «Siamo veramente arrabbiate – afferma una mamma – perché questa situazione non sta né in cielo né in terra. I giorni prima hanno portato i gruppi elettrogeni da utilizzare in caso di emergenza, dimostrando di voler prevenire eventuali disagi, poi si perdono in un bicchiere d’acqua non facendo passare gli scuolabus per il pericolo ghiaccio. Io che vivo in una delle frazioni a monte,spesso penalizzate dalle scelte dell’amministrazione, posso assicurare che questa mattina (ieri, ndr.) le strade erano pulite. L’avviso pubblicato dal Comune non ha senso – incalza la mamma – perché praticamente se ne sono lavati le mani dicendo di arrangiarci. Noi paghiamo le tasse come tutti gli altri, e vogliamo la garanzia dei servizi che ci spettano. Anche perché, negli anni passati, gli scuolabus passavano anche con il ghiaccio, utilizzando le gomme chiodate».

POSSENTI. Ad intervenire sulla vicenda è stato ieri il consigliere di opposizione Piergiorgio Possenti. «Prendere una decisione del genere due giorni dopo l’emergenza vuol dire che si è inconcludenti e disorganizzati – attacca Possenti – Se i genitori possono usare la macchina per portare i figli nelle scuole aperte perché non possono passare gli scuolabus? Evidentemente in Comune hanno paura che il servizio che si fornisce alla cittadinanza non sia adeguato. Io non critico tanto la modalità della scelta, quanto piuttosto la tempistica perché una scelta del genere sarebbe valida solo durante l’emergenza, non quando quest’ultima è oramai passata. Un sindaco che non vuole essere un ostacolo per i suoi cittadini – la stoccata di Possenti – dovrebbe farsi in quattro per risolvere il problema del ghiaccio. Magari sbattendo i pugni con gli enti e le ditte per pretendere la pulizia delle strade in vista della riapertura delle scuole. Invece, ancora una volta, il Comune di Isola ha dimostrato di essere debole e se si è deboli sul proprio territorio nessuno sarà disposto ad ascoltarti nei luoghi che contano»

Fonte: La Città Quotidiano

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