Terremoto: sarà la volta buona per stare nel Cratere? Nel nuovo decreto corsia veloce per sindaci e imprese
C’è un nodo da sciogliere entro stamattina nel nuovo decreto legge sul terremoto. Il più importante: quanti Comuni entreranno nella lista per aggiungersi ai 62 già previsti dal precedente decreto legge. Il Consiglio dei ministri è convocato per le 9.00. Le riunioni tra i tecnici ministeriali e di palazzo Chigi sono andate avanti fino alla serata di ieri. Il numero dei centri abitati da aggiungere moltiplica le risorse finanziarie aggiuntive da stanziare.
Ieri, peraltro, con un appello congiunto, promosso da Rieti, i sindaci dei comuni capoluogo dei territori colpiti dal sisma – Teramo, Fermo, Ascoli Piceno, Macerata, Terni e Rieti – hanno chiesto al Governo che nel decreto terremoto «sia prestata la giusta attenzione alle città strategiche per i territori». Una questione politica delicata visto l’impegno in prima persona del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Il capo del governo ha garantito: «Tutti insieme diciamo che ricostruiremo tutto e metteremo tutti in condizione di ritornare a casa». Il premier spiega anche che «Casa Italia» – il progetto del Governo per mettere in sicurezza il Paese – «noi lo trasformiamo in un dipartimento di Palazzo Chigi».
Assistenza estesa a tutti i comuni danneggiati; incentivi alle imprese agricole e contributo integrativo agli agricoltori; corsia veloce per riparare edifici delle imprese; procedure semplificate per acquisire strutture e attrezzature. Sono alcune delle misure contenute nel secondo decreto terremoto – un decreto “a perdere” – che, salvo imprevisti, il Consiglio dei ministri approverà stamattina.
Il pacchetto di misure è stato definito ieri in tarda serata al termine di riunioni a Palazzo Chigi tra i quattro presidenti delle Regioni colpite, il commissario alla ricostruzione Vasco Errani, il capo della protezione Civile, Fabrizio Curcio e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti.
L’enorme stress che sta sopportando la popolazione colpita, il tessuto delle imprese e il sistema delle amministrazioni locali ha prodotto una risposta che, se confermata nei testi finali, sembra all’insegna della semplificazione e velocizzazione delle procedure, oltre che del decentramento dei poteri a beneficio soprattutto dei sindaci.
Attenzione particolare è stata riservata alla filiera agricola con agevolazioni e integrazione al reddito degli agricoltori, in particolare del settore zootecnico. Sempre a favore delle imprese agricole, agroalimentari e zootecniche il decreto prevede una procedura semplificata per l’acquisizione di tutte le strutture necessarie all’attività. La soluzione consiste nella possibilità di utilizzare procedure di gara già avviate aggiungendo in corsa i nuovi ordinativi necessari.
È invece rivolto all’intero settore produttivo il meccanismo che consentirà di riparare edifici e macchinari danneggiati utilizzando la stessa procedura veloce ideata (dal primo decreto terremoto) per gli edifici lievemente danneggiati. L’imprenditore potrà avviare subito l’intervento a fronte di una perizia asseverata del professionista.
Anche gli enti locali incassano importanti misure che li autorizzano a muoversi in vario modo. I comuni potranno assumere personale tecnico-amministrativo, con contratto a tempo determinato, fino a 350 unità nelle quattro regioni. Personale che andrà a potenziare sia gli uffici speciali della ricostruzione, sia il personale tecnico degli Enti. Ovviamente la procedura assistenziale sarà estesa a tutti i comuni danneggiati dalle nuove scosse. I comuni potranno inoltre selezionare le imprese esecutrici con le stesse modalità della Protezione civile, con la copertura finanziaria assicurata dalle risorse in capo al dipartimento. Carta bianca agli enti locali anche per le cosiddette opere provvisionali finalizzate alla pubblica incolumità, che di fatto si traduce nella possibilità di utilizzare le procedure semplificate – con copertura dei relativi costi – in tutti gli interventi dove il sindaco individui appunto un rischio per la pubblica incolumità.
Per le riparazioni della rete stradale viene messo a disposizione l’Anas, che sarà autorizzato, su richiesta dell’ente proprietario, a effettuare manutenzioni ordinarie e straordinarie su strade comunali, provinciali e regionali (oltre che sulla sua rete). Un modo per ripristinare velocemente tante situazioni che bloccano la circolazione e rallentano la riconquista di una accettabile normalità nei territori colpiti.
Confermate infine le procedure semplificate per gli interventi immediati sui Beni di interesse storico, culturale e paesaggistico.
Fonte: Il Sole 24 Ore