I fedeli contro don Enzo “Il vescovo lo mandi via”
Vent’anni fa, era il 1992, l’allora vescovo Antonio Nuzzi accolse l’istanza rivoltagli da un centinaio di parrocchiani di San Pietro di Isola del Gran Sasso, firmatari di una petizione contro il parroco don Enzo Chiarini, e destinò il sacerdote ad altra sede. Motivo del contendere? Un asserito scarso impegno del parroco, che a detta dei fedeli non faceva catechismo ai ragazzi e diceva messa poco e di fretta.
Una piccola storia di provincia della quale il Centro dette conto, e che sarebbe già nel dimenticatoio se un anno fa l’attuale vescovo Michele Seccia non avesse riassegnato don Enzo – rientrato da una lunga missione in Burundi – alla guida della parrocchia di San Pietro. I contrasti di allora sono riesplosi, come prima e più di prima, come se in mezzo non ci fosse stato il mare di tempo trascorso. I parrocchiani sostengono che don Enzo si impegna e si fa vedere anche meno di vent’anni fa e in questo 2012 sono tornati più volte in delegazione dal vescovo, che ha ascoltato le loro ragioni. Così come ha ascoltato la difesa di don Enzo, il quale nega le accuse e attribuisce la crociata nei suoi confronti a risentimenti personali. A differenza di Nuzzi, però, Seccia non ha preso decisioni. O meglio: prima di prenderle, vorrebbe che le parti in causa dialogassero faccia a faccia, alla sua presenza, e che ci fosse un tentativo di conciliazione.
I parrocchiani non hanno gradito l’invito al dialogo e si sono rivolti al Centro, chiedendo di pubblicare una lettera aperta di esplicita critica a Seccia. La lettera recita: «Un vescovo ascolta ed accoglie le preghiere della sua chiesa, un altro la denigra. Un paesino di montagna dell’entroterra teramano, dopo venti anni, si vede riassegnato a guida spirituale un parroco che, un ventennio prima, era stato allontanato per volere del popolo. Monsignor Nuzzi, dopo un’attenta valutazione, accolse le richieste dei cittadini e destinò il parroco ad altra sede. Improvvisamente, un anno fa, l’attuale vescovo ha riassegnato proprio quello stesso parroco a guida delle povere anime di quel paese, senza interpellare i cittadini (cosa che andava fatta, considerati i precedenti) e guardandosi bene dal dare avviso della imminente novità. Questa comunità vuole sapere: perché è stato riassegnato proprio quel parroco? Come mai l’attuale vescovo non ha tenuto assolutamente in considerazione la storia pastorale di questa piccola chiesa, contravvenendo in tal modo sia al volere espresso direttamente dalla comunità che alle decisioni del predecessore? Quale dei due ecclesiastici sarà stato superficiale e poco attento? Quale dei due è caduto in errore?».
Monsignor Seccia sulla vicenda è telegrafico ma molto chiaro e al Centro dice: «Don Enzo è tornato dall’Africa e dovevo dargli un’occupazione. L’ho mandato dov’era già stato sperando che s’inserisse, ora il problema è suo. Le proteste dei parrocchiani? Ci sono, ma la mia impressione è che sia un tornare alle vicende di vent’anni fa: sento da una parte delle accuse e dall’altra delle giustificazioni. Ho detto: vi ricevo insieme, vi dite tutto quello che dovete dirvi alla mia presenza. Se si riesce a ragionare da persone civili e a dialogare, se ciascuna delle due parti accetta di venire incontro all’altra, bene. Altrimenti, se si pensa che io debba semplicemente calare la mannaia dall’alto, si è fuori strada»