Di Varano lascia la Comunità Montana

La decisione motivata dalle difficoltà nel conciliare il ruolo di sindaco di Isola del Gran Sasso con quella di presidente di un ente in forte difficoltà a causa dei tagli finanziari ricevuti dalla Regione Abruzzo.

Alfredo Di Varano, presidente della Comunità montana del Gran Sasso, rassegna le sue dimissioni

Una decisione inaspettata maturata alcuni giorni fa quando Di Varano, con una lettera, ha comunicato la scelta ai Comuni appartenenti all’ente. 

Sono due i motivi che lo hanno spinto alle dimissioni. 

Da un lato la volontà di dare spazio a chi ha tempo ed energie da spendere e, dall’altro, l’impossibilità oggettiva di impegnarsi a pieno regime nella gestione delle attività. Di Varano, infatti, è da quasi un anno sindaco di Isola del Gran Sasso e gli impegni amministrativi non gli permettono di dividersi nei due ruoli. 

Nessuna motivazione politica quindi dietro l’addio. Lo stesso presidente, anzi, ribadisce l’esistenza di una solida maggioranza. «Avevo preso questa decisione già lo scorso anno», dice, «ma i sindaci mi hanno chiesto di restare perché le Comunità montane stanno vivendo un brutto periodo». 

Per il momento la carica rimane in proroga nelle sue mani in attesa della sostituzione. 

Nella Comunità montana ogni Comune è rappresentato con un consigliere e Di Varano dovrà essere sostituito da un membro di Isola. Sostituzione che dovrebbe avvenire entro aprile. Da quel momento si procederà all’elezione della nuova giunta e del nuovo presidente. 

Un bilancio agrodolce quello che Di Varano traccia del suo mandato cominciato nel 2004. «Un primo periodo caratterizzato dal risanamento del bilancio», aggiunge, «da iniziative per il sociale e riduzione delle spese per il personale. Gli ultimi anni, invece, sono stati duri a causa del riordino delle Comunità montane che ha portato all’azzeramento delle attività». 

Una situazione insostenibile secondo Di Varano, che chiede una posizione chiara per uscire da questo stato di limbo: «O si decide di finanziare le attività, altrimenti non ha senso restare aperti».

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