L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia pubblica una prima analisi del sisma
La scossa principale ha raggiunto la magnitudo di 5.8 della scala Richter
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha pubblicato sul proprio sito una prima analisi dell’evento sismico che ha colpito la provincia de L’Aquila. A seguire una breve introduzione tratta dell’articolo pubblicato ed una serie di collegamenti web per approfondire l’analisi.
che vengono localizzate dal personale INGV in turno H24 con i dati
della Rete Sismica Nazionale integrati da ulteriori stazioni sismiche
installate subito dopo la scossa principale nell’area epicentrale.
Tre eventi di M>5 sono avvenuti il 6 aprile (Ml=5.8), il 7 aprile
(Ml=5.3) e il 9 aprile (Ml=5.1). I terremoti di Ml compresa tra M=3.5 e
5 sono stati in totale 31. Dall’esame dei segnali riconosciuti
automaticamente alla stazione INGV MedNet de L’Aquila (AQU, ubicata nei
sotterranei del castello cinquecentesco), sono state conteggiate oltre
10.000 scosse.
La distribuzione in pianta delle
repliche evidenzia molto bene l’area interessata dalla sequenza sismica
che si estende per oltre 30 km in direzione NO-SE, parallelamente
all’asse della catena appenninica. La replica più forte, registrata
alle 19:47 del 7 aprile, ha interessato il settore più meridionale
dell’area, in prossimità dei centri di San Martino d’Ocre, Fossa, San
Felice d’Ocre, dove erano state localizzate piccole scosse nella stessa
giornata. L’evento del 9 aprile di Ml=5.1 è localizzato invece più a
nord, lungo una struttura di più limitata estensione, sempre parallela
alla catena appenninica.
I terremoti della sequenza sono avvenuti principalmente nella crosta
superiore, entro 10-12 km di profondità. Solo l’evento Ml=5.3 del 7
Aprile ha una profondità di circa 15 km. La faglia responsabile della
scossa principale si estende per circa 15 km in direzione NO-SE ed
immersione SO.
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