La Lazzaroni venduta ad un fondo di investimenti
La famiglia Citterio, azionista di riferimento della D. Lazzaroni & C., il gruppo alimentare a cui fa capo lo storico marchio dei biscotti Lazzaroni e quello degli Amaretti di Saronno, ha deciso di passare la mano. A rilevare l’azienda è Ferax Merchant, fondo di private equity di recente costituzione guidato dall’imprenditore Fedele Ragosta.
Reazioni da parte del sindaco di Isola del Gran Sasso Fiore Di Giacinto
L’operazione, perfezionata in questi giorni, prevede l’ingresso del
fondo nel gruppo alimentare con il 90% del capitale, mentre la quota
simbolica del 10% resta alla famiglia. Il tutto a fronte di un
investimento di circa 25 milioni. Una iniezione di capitale che, sulla
carta, ha azzerato la posizione finanziaria netta della società.
La decisione della famiglia Citterio di vendere il gruppo Lazzaroni
arriva infatti alla fine di un percorso di ristrutturazione e in vista
del ricambio generazionale all’interno dei due rami famigliari, quello
di Enrico Citterio e quello della sorella Giuliana Citterio Della
Porta. Equilibri e struttura del gruppo sono stati messi in discussione
a partire dal 2003. Un anno, quest’ultimo, in cui la Lazzaroni ha
attraversato un momento di forti difficoltà finanziarie, poi risolte
attraverso un accordo con le banche per la ristrutturazione del debito.
Nell’ambito di questo piano la famiglia Citterio vara anche una
riorganizzazione che dà vita alla Società Partecipazioni Alimentari,
presieduta da Stefano Tombetti e partecipata dal patriarca Enrico e dai
4 figli Antonietta, Alessandra, Elena e Paolo. In questo veicolo sono
così state concentrate tutte le attività industriali e finanziarie,
inclusa la partecipazione azionaria nella Giuseppe Citterio Spa
(salumi), pari al 26% più il 33% dei diritti di voto. Nel mezzo la
decisione della famiglia Citterio di aprire il capitale della Citterio
finanziaria al fondo di private Equity Equinox, per poi a stretto giro
liquidare la quota nei salumi all’altro ramo famigliare Della Porta,
concentrandosi nell’industria dolciaria.
L’obiettivo dell’operazione è infatti quello di rilanciare i diversi
marchi del gruppo: Lazzaroni, Amaretti di Saronno, Antica Pasteria,
Biorgin e SaporItalia, per la costituzione di un polo dedicato al cibo
italiano di alta qualità con una forte presenza commerciale in Italia e
all’estero. Per centrarlo Ferax mette a disposizione circa 30 milioni
di euro in quattro anni per gli investimenti. «Si tratta di risorse che
saranno destinate al progetto di rilancio del gruppo», spiega Pietro
del Monte di Ferax Merchant, «che potrà passare dal rafforzamento della
catena distributiva attraverso la costituzione di una catena di punti
vendita in franchising (nei giorni scorsi ne è stato inaugurato uno in
piazza Borromeo a Milano) alla realizzazione di partnership
commerciali». Del resto, post ingresso di Ferax, i numeri di partenza
del gruppo vedono «un fatturato di 30 milioni di euro nel 2007, di cui
il 70% è esportato all’estero anche attraverso società controllate in
Francia e in Usa, con 220 addetti, una posizione finanziaria netta
azzerata e un Ebitda che a regime dovrebbe raggiungere il 12-13 per
cento dei ricavi», spiega Tombetti, cfo di Lazzaroni che guiderà
l’azienda anche sotto la gestione Ferax. La crescita del gruppo
potrebbe anche passare da piccole acquisizioni: «Stiamo guardando
piccoli produttori di cioccolato». Un percorso di crescita alla fine
del quale – come da tradizione – lo sbocco naturale è la quotazione in
Borsa.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Le reazioni
Un silenzio “assordante”, quello dell’azienda, che preoccupa tutti, dai lavoratori ai sindacati alle istituzioni. E proprio ieri mattina il sindaco di Isola, Fiore di Giacinto, ha inviato una lettera alla Lazzaroni, e per conoscenza anche ai sindacati e alle istituzioni locali, per chiedere la convocazione di un incontro al fine di fugare ogni dubbio. «La notizia della vendita Lazzaroni desta preoccupazione e sconcerto — sottolinea Di Giacinto — La preoccupazione nasce per il futuro del sito produttivo di Corazzano di Isola del Gran Sasso, unito a quello delle lavoratrici e dei lavoratori. Lo sconcerto si avverte per l’assenza di informazioni ed assicurazioni che il Comune registra». Da qui la richiesta di un incontro nel più breve tempo possibile, nella speranza che arrivino notizie positive.